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La terapista ABA

Quando mi sono iscritta al primo anno di Educazione Professionale ero convinta che non avrei mai lavorato con i bambini, all’esame di Psicologia dello Sviluppo ho verbalizzato uno scandaloso 18 e ho cercato di evitare con tutte le mie forze di fare tirocinio in un servizio per minori (ci sono riuscita per metà, perchè il Tirocinio al Centro di Aggregazione Giovanile l’ho fatto ed è stata un’esperienza bellissima).

Ora sono una terapista ABA e  la mia utenza principale è composta da bambini con disturbo dello spettro autistico, che si inserisce  nei disturbi del neurosviluppo.

Il percorso che mi ha portata a questa professione è stato del tutto casuale. Appena laureata ho lavorato per una cooperativa che gestisce servizi per disabili adulti, un Centro Socio Educativo e un Servizio di Formazione all’Autonomia, ovvero quello che credevo fosse il mio vero ambito. Per storia familiare sono sempre stata a contatto con la disabilità adulta e, grazie soprattutto alla mia famiglia, ho sempre vissuto la disabilità come un fatto, non come una stranezza. Quindi, terminato il ciclo di studi, era per me chiaro che l’evoluzione naturale della mia carriera fosse nell’ambito della disabilità adulta. Così è stato, per i primi anni. Mi piaceva sicuramente il mio lavoro in cooperativa, ho imparato tanto e sono cresciuta tanto, ma mi mancava qualcosa, avevo ancora bisogno di imparare e conoscere.

Casualmente mi sono iscritta al Workshop introduttivo condotto dalla Dott.ssa Degli Espinosa I comportamenti problema nell’autismo: Analisi del Comportamento e strategie d’intervento. Sono sincera, di Analisi del Comportamento sapevo poco e in modo approssimativo, di disturbo dello spettro autistico ancor meno.  È stato rivelatorio, ero entusiasta, ma non avevo nessun modo di applicare  quelle poche nozioni che avevo racimolato in tre giorni. Sempre casualmente, a distanza di mesi, la mia cara amica Priscilla (la conoscete?) mi chiama per dirmi che una famiglia di Milano stava cercando una terapista ABA, anche senza esperienza, per affiancare la figlia a scuola e se, quindi, avessi voglia di propormi. Mi sono proposta. All’inizio è stato difficilissimo imparare un linguaggio nuovo ed una metodologia di lavoro molto diversa rispetto a quella a cui ero abituata. Ho quindi continuato a formarmi, anno dopo anno, fino ad arrivare alla scelta di conseguire la certificazione americana di Tecnico del Comportamento Certificato – RBT (Registered Behavior Technician).

Quindi, di cosa mi occupo nello specifico? È necessario partire cercando di dare delle informazioni diagnostiche rispetto all’autismo, poichè fornisce la chiave di lettura per comprendere la necessità terapeutica dell’approccio analitico-comportamentale.

La diagnosi

Il disturbo dello spettro autistico è una sindrome comportamentale globale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato. I criteri diagnostici riportati sul DSM-V sono:

A. Deficit persistente della comunicazione sociale e nell’interazione sociale:

  1. Deficit della reciprocità socio-emotiva, es. approccio sociale anomalo e fallimento della normale reciprocità della conversazione; ridotta condivisione di interessi, emozioni o sentimenti; all’incapacità di dare inizio o di rispondere a interazioni sociali.
  2. Deficit dei comportamenti comunicativi non verbali per l’interazione sociale, es. comunicazione verbale e non verbale scarsamente integrata; anomalie del contatto visivo e del linguaggio del corpo o deficit della comprensione; totale mancanza di espressività facciale e di comunicazione non verbale.
  3. Deficit dello sviluppo, della gestione e della comprensione delle relazioni, es. difficoltà di adattare il comportamento per adeguarsi ai diversi contesti sociali; difficoltà di condividere il gioco di immaginazione o di fare amicizia; assenza di interesse verso i coetanei.

B. Pattern di comportamento, interessi o attività ristretti, ripetitivi, come manifestato da almeno due dei seguenti fattori:

  1. Movimenti, uso degli oggetti o eloquio stereotipati o ripetitivi.
  2. Insistenza nella sameness (immodificabilità), aderenza alla routine priva di flessibilità o rituali di comportamento verbale o non verbale.
  3. Interessi molto limitati, fissi che sono anomali per intensità o profondità.
  4. Iper- o iporeattività in risposta a stimoli sensoriali o interessi insoliti verso aspetti sensoriali dell’ambiente

C. I sintomi devono essere presenti nel periodo precoce dello sviluppo.


D. I sintomi causano compromissione clinicamente significativa del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.


E. Queste alterazioni non sono meglio spiegate da disabilità intellettiva (disturbo dello sviluppo intellettivo) o da ritardo globale dello sviluppo. La disabilità intellettiva e il disturbo dello spettro dell’autismo spesso sono presenti in concomitanza; per porre diagnosi di comorbilità di disturbo dello spettro dell’autismo e di disabilità intellettiva, il livello di comunicazione sociale deve essere inferiore rispetto a quanto atteso per il livello di sviluppo generale.

All’interno delle Linee Guida 21 Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti, progetto finanziato dal Ministero della Salute, viene riconosciuta l’efficacia scientifica dell’Analisi del comportamento applicata, stabilendo che «Tra i programmi intensivi comportamentali il modello più studiato è l’analisi comportamentale applicata (Applied behaviour intervention, ABA): gli studi sostengono una sua efficacia nel migliorare le abilità intellettive (QI), il linguaggio e i comportamenti adattativi nei bambini con disturbi dello spettro autistico»

Ma che cos’è l’ABA?

L’ ABA è il ramo applicativo dell’Analisi del Comportamento che, sulla base dei principi identificati dall’Analisi del Comportamento Sperimentale, si occupa dello studio e dell’implementazione di procedure per promuo-vere il cambiamento di comportamenti socialmente rilevanti allo scopo di migliorare la qualità di vita dell’individuo. Oggetto di studio dell’ABA è quindi il comportamento umano, che viene definito in maniera oggettiva e misurabile, e le sue variazioni (apprendimento) in relazione a eventi ambientali descritti in maniera altrettanto chiara. I metodi utilizzati per lo studio dell’apprendimento sono quelli propri della ricerca scientifica, ovvero descrizione, quantificazione, sperimentazione controllata e replicazione, all’interno di una cornice teorica che fa riferimento a determinismo (il comportamento non è casuale, ma accade sulla base di relazioni funzionali con eventi ambientali) ed evoluzionismo (i comportamenti presenti nel repertorio dell’individuo sono stati selezionati nell’interazione con l’ambiente). [Mari M., Clò E., Degli Espinosa F.,2015]

In sintesi l’ABA può essere definita la scienza dell’apprendimento che, attraverso l’osservazione diretta del comportamento, permette l’identificazione di un intervento educativo efficace ed efficiente, che mira a migliorare la qualità di vita del soggetto. Difatti, tra gli assunti principali degli interventi educativi analitico- comportamantali dobbiamo sempre ricordare che:

  • Ogni bambino può imparare;
  • Ogni bambino ha diritto ad imparare;
  • Se le procedure o i porgrammi proposti non sono efficaci, non è colpa del bambino ed è necesario trovare un altro modo per insegnare;
  • L’obiettivo del trattamento non è forzare le persone ad essere diverse, ma aiutarle a raggiungere degli obiettivi di autodeterminazione.

Chi è e cosa fa un RBT?

Il tecnico del comportamento certificato è un professionista che pratica sotto la guida e la supervisione continua di un BCBA o di un BCaBA. È il responsabile primario della diretta implementazione degli interventi analitico-comportamentali. Non conduce la valutazione, l’assessment funzionale e non definisce le programmazioni specifiche ma implementa in maniera pratica le indicazioni date dal supervisore, in accordo con la sua esperienza, il suo training e le sue competenze specifiche. Il BCBA di riferimento è responsabile per il lavoro implementato dell’RBT.

Sintetizzando in maniera funzionale, il mio ruolo è quello di instaurare una relazione intensiva e funzionale con il bambino. Questa relazione non è affatto scontata e soprattutto necessita di cura e conoscenza continua e, come già affermato, con continuo riferimento all’Analista del Comportamento che è responsabile dell’intervento.

La prima fase dell’intervento per un RBT è il pairing, ovvero l’associazione al rinforzo positivo. È una fase di estrema importanza, in cui il terapista consegna gratuitamente al bambino giochi e attività graditi al bambino. Gratuitamente perchè il bambino deve in qualche modo “fidarsi” del nuovo adulto che è entrato nel suo contesto quotidiano e che- di per sè- non è una figura motivante e piacevole. Questa fase ha una durata variabile, non possiamo prevedere un tempo specifico e dipende dalle risposte del bambino a ciò che noi proponiamo. L’utilità del pairing, inoltre, è farci un’idea di ciò che piace o non piace al bambino, che ci sarà utile per tutta la durata dell’intervento. 

La seconda fase prevede l’insegnamento vero e proprio, attraverso due principali approcci:

  1. Metodi di insegnamento in ambiente naturale – NET (Natural Enviromental Teaching): l’obiettivo principale è di insegnare la comunicazione e la richiesta funzionale attraverso attività altamente gradite (es. il gioco). All’interno del NET in realtà, in base alle competenze del bambino, è possibile insegnare anche abilità complesse (conversazione, regole sociali…) e mantenere gli apprendimenti derivati da un insegnamento più strutturato.
  2. Metodi di insegnamento strutturato – DTT (Discrete Trial Training): in gergo viene chiamato “lavoro al tavolo” poichè è un tipo di insegnamento altamente strutturato e che prevede un ritmo veloce di presentazione delle prove distinte, gli obiettivi di insegnamento vengono ripetuti fino a criterio raggiunto e le risposte corrette vengono rinforzate con stimoli non correlati alla risposta dello studente (es. se lo studente risponde correttamente può guardare un video sul tablet – a differenza del gioco dove lo stimolo rinforzante è il gioco stesso!)

Lavorare come RBT mi ha insegnato a mantenere costantemente un approccio scientifico ovvero basato sull’osservazione e sulla raccolta di dati specifici,  utilizzando un linguaggio professionale e comprensibile e, soprattutto, mantenendo un atteggiamento etico. L’etica ha ed ha avuto un ruolo fondamentale nella mia carriera, perchè nel momento stesso in cui abbiamo a disposizione un codice etico a cui fare riferimento, sapremo sempre qual è il nostro comportamento professionale atteso, sembra un monito ma è di fatto un’ancora di salvezza, per questi motivi concludo il mio approfondimento con i principi etici di base dell’ABA.

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